Rumori molesti in condominio e responsabilità del proprietario del cane: cosa prevede la legge

Nei condomini, spesso i disturbi provocati dagli animali domestici diventano motivo di discussioni accese. L’abbaiare insistente, o altri rumori prodotti dai cani, irritano i vicini, specialmente quando il padrone dell’animale non interviene per calmare la situazione. Spesso, la questione si concentra su quali regole valga la pena rispettare e fin dove arrivano i limiti stabiliti dalla legge.

Il vero problema? Trovare un equilibrio tra il diritto di possedere un animale domestico e la tutela del silenzio degli altri condomini. Nelle città italiane, situazioni del genere emergono spesso. La legge protegge il possesso degli animali, ma fissa una soglia al fastidio che possono provocare: il rumore non deve diventare una presenza costante o infastidire a orari scomodi, così da salvaguardare la tranquillità di chi vive intorno.

Il punto di vista della legge sul possesso di animali in condominio

Dal 2012, la normativa del condominio ha stabilito questo principio: i regolamenti condominiali non possono impedire di avere animali. In pratica, nessuna assemblea può mettere divieti di questo tipo nelle regole comuni, a tutela della libertà del proprietario sull’unità immobiliare.

Detto ciò, molti regolamenti firmati al momento dell’acquisto delle case – diciamo – spesso non sono mai stati aggiornati alla luce di questa norma. I tribunali, nato il caso, leggono i regolamenti secondo la legge vigente e considerando che animali domestici sono riconosciuti come esseri senzienti, un dato che richiede rispetto. Ancora, clausole che vietano gli animali possono essere ritenute nulle o illegittime.

Non va dimenticato il principio della convivenza civile: il diritto a un animale non deve mai ledere quello degli altri. Rumori continui, odori molesti o altri fastidi vanno ben delimitati, almeno secondo la legge. E nei mesi freddi, quando le finestre restano chiuse, l’abbaiare si sente ancora di più – ne sa qualcosa chi vive in Nord Italia – e diventa un vero problema.

Quando il rumore diventa un problema per il proprietario dell’animale

La legge sul rumore è chiara, confrontandosi con l’articolo 844 del codice civile: le immissioni, cioè i suoni o gli odori che arrivano da case vicine, devono rimanere entro un limite di tollerabilità. Un cane che abbaia va sopportato, ma solo fino a un certo punto. Se si tratta di un abbaiare continuo o notturno, allora non si può più chiudere un occhio.

Chi vive in città lo sa bene: per violare davvero la quiete pubblica non basta disturbare un vicino solo. L’articolo 659 del codice penale spiega che il fastidio deve coinvolgere potenzialmente una cerchia ampia, un numero più o meno indefinito di persone. Un fatto che mette in luce come la tutela della tranquillità abbia una valenza sociale importante.

Se il padrone dell’animale ignora le richieste di calmare il cane, può trovarsi nei guai: dal punto di vista penale rischia sanzioni, che vanno da semplici multe fino all’allontanamento dell’animale. Un esempio? Da qualche tempo, in Emilia-Romagna un tribunale ha ordinato il trasferimento immediato dei cani, per proteggere una vicina esausta dai rumori e dagli odori insopportabili nella sua casa.

Rumori molesti in condominio e responsabilità del proprietario del cane: cosa prevede la legge
Rumori molesti in condominio e responsabilità del proprietario del cane: cosa prevede la legge – yazoofood.it

Le conseguenze concrete della mancata gestione degli animali in condominio

Situazioni del genere mostrano quanto litigi tra vicini possano sfociare anche in ordinanze per garantire il riposo e la salute. Il ruolo del proprietario nell’occuparsi bene degli animali è decisivo per evitare tensioni continue, soprattutto in un condominio dove lo spazio è condiviso e le regole vanno rispettate.

Più che l’abbaiare, c’è anche il problema delle deiezioni non curate: di fatto, nel caso accennato, gli odori duraturi hanno peggiorato la qualità della vita di chi abitava lì vicino, come dimostrato da documenti medici nel processo. Diciamo che una gestione superficiale degli animali può creare disagi ben più seri di un semplice disturbo temporaneo.

Nel giudizio, sono arrivati provvedimenti severi, compresa la rimozione degli animali e multe per chi non si è mosso in fretta. Un segnale chiaro: convivere in condominio richiede un continuo bilanciamento tra diritti personali e doveri verso gli altri, specialmente riguardo a animali domestici.

La gestione degli amici a quattro zampe in condominio resta quindi un tema delicato, che coinvolge sempre più persone, chiedendo attenzione sia agli aspetti pratici sia a quelli normativi della vita insieme.